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Sezione dedicata a Magico Vento un Sioux dalla pelle bianca

Magico Vento

Sezione dedicata a Magico Vento un Sioux dalla pelle bianca

Magico Vento

N° 97 - La guerra di Toro Seduto

N° 97 - Giugno 2005

La guerra di Toro Seduto

Inizia il cammino verso il numero 100

22/09/2005 - bila83

Il generale Crook ha iniziato la conquista delle Black Hills contrastato, colpo su colpo, da Toro Seduto e Cavallo Pazzo. Magico Vento guida una sortita fin dentro l'accampamento dei soldati, ma... La guerra di Toro Seduto ".

Testi: Gianfranco Manfredi
Disegni: Darko Perovic

Com’è la guerra di Toro Seduto? Beninteso, la stessa di Magico Vento, o quasi. Il nostro eroe ha sempre il problema della pelle, che qualcuno tra i Sioux continua a rinfacciargli. Ma anche Toro Seduto, come saprà chi segue “Magico Vento”, ha i suoi problemi. Perché la sua guerra, una guerra giusta combattuta lealmente e con saggezza, non è facile da portare avanti. Come chiede Jack, il giovanissimo figlio di Nuvola Rossa: “Toro Seduto, perché tieni con te donne, vecchi e bambini? Potremmo combattere con meno preoccupazioni”. “Le giacche azzurre sono venute qui per combattere. Noi siamo qui per vivere! Che vita sarebbe senza le nostre famiglie?”. E così, questa guerra racconta la vita.

I bianchi avversari sono tutti uguali? E il popolo rosso rema tutto nella stessa direzione? E allora, cosa fare contro altri uomini rossi, gli Shoshoni del grande capo Washakie, che si sono schierati con il generale Crook? Ecco come le vicende della guerra entrano nei pensieri dei protagonisti. E la storia si fa episodio di vita. Di Magico Vento, che sembra decisamente diverso da quello che abbiamo conosciuto nei primi numeri, troppe cose sono successe e lui è cambiato, sulla carta come una persona vera. Ma anche di Jack, che suo padre affidò a Magico Vento rispettando la sua scelta di combattere per il proprio popolo a fianco di Cavallo Pazzo. In Magico Vento, come sempre, le decisioni, le scelte, le riflessioni profonde vengono prima di qualsiasi colpo di pistola o di fucile. Anche in guerra.

La guerra inizia sul Powder River, quando gli uomini del colonnello Reynolds entrano in un villaggio abbandonato. Solo pony e barili di esplosivo, tanto. E’ una trappola dei nostri, che inondano il campo di frecce incendiarie. Alcuni uomini sono presi vivi. Intanto Reynolds è disposto a sacrificare i feriti per fuggire più in fretta, senza preoccuparsene più. Pragmatismo e ottusità. Proprio quei prigionieri sono la chiave con cui entriamo nel campo Sioux e nelle sue tensioni. Jack spara su uno di loro a sangue freddo. Altri due, a fine storia, sono liberati da Magico Vento. Ma subito Lungo Sacerdote, anche lui sciamano votato all’inganno, circuisce Jack e complotta per ucciderli. Arriva Magico Vento a impedirlo. Lungo Sacerdote porta la questione davanti alla tribù: “E’ chiaro perché vuoi risparmiarli, sono bianchi, come te. Quei soldati sono piombati sul nostro villaggio e avrebbero ucciso donne e bambini senza alcuna pietà!”. Drammaticamente vero. “Può darsi, ma ora sono solo uomini sconfitti… e tocca a noi mostrare pietà”. “Io dico che d’ora in poi nessuna giacca azzurra dovrà essere risparmiata!”, attacca Piccolo Grande Uomo. “E’ dei nostri nemici che stiamo parlando o del colore della loro pelle?”, insorge Spirito della Notte, un guerriero nero, che MV ha accolto nella tribù. Già, perché in questa guerra dove non è possibile tagliare le categorie col coltello, saranno avversari anche alcuni uomini rossi. Cavallo Pazzo risponde: “Se attaccheranno i nostri villaggi non dovremo avere pietà. Altra cosa è uno scontro leale in campo aperto. Se non daremo loro la possibilità di raccogliere i feriti (…) sarebbe una cosa indegna!”. Tutto questo per raccogliere la grande lezione di Magico Vento: è lo spirito che rende un popolo. E come dicevano i Sioux, Mitakuye Oyasin, “siamo tutti fratelli”.

Questa è la guerra nelle vene dei protagonisti tradizionali, ognuno con la sua sfumatura. Poi c’è la guerra di scontri epici. Dei soldati contro gli indiani. Con tattiche a confronto. Manfredi è un maestro di sceneggiatura, non sbaglia un colpo, la storia è godibilissima. E poi ci sono i disegni di Perovic, che la guerra l’ha vista per davvero, nel 1992, in Yugoslavia. E’ una prova straordinaria la sua: un bianco e nero dove prevale il nero, con un realismo che dipinge tutte le situazioni di guerra, e volti molto espressivi, concentrati, comunicativi già solo col disegno.

Lo scontro sul Powder River, le tende che saltano per aria. Poi l’attacco di Cavallo Pazzo e Lungo Sacerdote al serpentone in ritirata di Reynolds. Poi ancora, l’appostamento attorno al campo del generale Crook. Pronti all’attacco. Giornata fredda, freddissima, con vento gelido. A sera nevica pure. “Hai mai provato a tirare con l’arco quando c’è vento forte? E’ bellissimo”, dice Spirito della Notte. Attacco con frecce incendiarie. Ma nel campo c’è anche Poe, al seguito della spedizione come giornalista. Ned lo vede in tempo. Bellissimo il loro dialogo, Poe che si è beccato comunque una fucilata nella gamba, da amici divisi dalla guerra, nel senso che con la guerra non si possono neppure riunire. Nel corso dei 4 albi usciti finora è l’unica volta che li vediamo insieme. Certo, non facile per nessuno dei due. Poe rivela che Crook sta per tornare al forte e vi rimarrà per due mesi. Ecco, questo è solo un anticipo della guerra. E poi Poe bluffa per dare tempo ai Sioux di ritirarsi, ingannando Crook. Commovente.

Sulla strada della ritirata, ecco Lava Incandescente, braccio destro di Washakie, che presto sarà anche lui della partita. Gli Shoshoni cercano gloria personale. “Spero che tu prima di morire possa assistere al trionfo degli Shoshoni”. Di chi ha abbandonato le origini pur di vincere. No, questo non lo si può accettare. “Così la tua fine sarà più amara”, sigilla Lava Incandescente. E Magico Vento: “Il mio destino… non è nelle tue mani, ma in quelle del Grande Spirito!”. E in questa storia, nelle scelte così forti di questo personaggio, lo si capisce chiaramente.

22/09/2005 - bila83


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