24/10/2005 - rinox
A migliaia di chilometri di distanza, lontano da Will e da quello che gli sta succedendo, un uomo distinto, vestito in abito nero e camicia nera, con una cravatta bianca, attraversa un lunghissimo corridoio.
Pareti bianche e nessuna finestra, neppure quadri o mobili lo accompagnano lungo il percorso. Solo delle lampade al neon attaccate al soffitto, una dopo l’altra, danno il senso dei metri che si compiono.
Solo il rumore dei propri passi gli fanno compagnia.
Alla fine del corridoio solo una grande porta. Non ha bisogno di bussare. Appena arrivatogli di fronte le ante della porta si aprono automaticamente.
Il nostro uomo entra nella stanza. E’ buia, non si vede niente. La luce che entra dal corridoio non è sufficiente ad illuminare la stanza.
La porta dietro di lui si richiude lentamente. Il buoi presto è totale. Una volta chiusa la porta è possibile sentire il rumore di acqua in movimento. Proviene da qualche parte non si può ben definire da dove. Ma il nostro uomo decide di rompere il silenzio.
-Barone, ne è arrivato uno.-
Lentamente delle lampade poste basse lungo le pareti si accendono, proiettano la loro luce verso l’alto. Non è possibile vedere quanto sia alto il soffitto. Ma la visione di questo è meravigliosa. Sembra un cielo stellato. Neppure sembra un soffitto. Adesso la stanza prende le sue dimensioni. È immensa. Due enormi acquari si vedono lungo le pareti di destra e sinistra. Da lì proveniva il rumore costante di acqua che scorreva.
Adesso in sequenza si accendono delle piccole luci su di un tavolo dalla forma triangolare. E’ un tavolo enorme, è da riunioni. Ci sarebbe posto per almeno trenta persone, forse di più.
Le piccole luci hanno lo scopo di non svelare i volti di chi prende posto a quel tavolo, solo facce nell’ombra.
Ancora tutta la stanza non è del tutto illuminata. Sembra vuota, ma non lo è.
-Ne è arrivato uno, bene.-
Una voce vecchia, sibilante, arriva dal fondo della stanza.
-Caro Sebastian, hai preso le tue precauzioni, mi auguro.-
Le luci stanno completando la loro accensione. Si può vedere che dopo il lungo tavolo, al suo apice, a circa cinque o sei metri, ma potrebbero essere di più, di distanza ci sono una serie di tre piccoli gradini, adesso è possibile vedere da dove è giunta la voce.
Addossata alla grande parete dove finisce il salone vi è un grandissimo trono. Motivi di fuoco nello schienale, due leoni ruggenti come manici sorreggono questo oggetto di potere.
Ed infine lui. Un uomo vestito tutto di rosso. Un abito molto elegante, ma del colore del sangue. Porta una camicia nera con bottoni anch’essi rossi. Non ha colletto. Sembrerebbe un predicatore.
Le sue braccia sono posate sui braccioli. Le dita delle sue mani carezzano gli occhi dei leoni. Si vede a mala pena la forma del suo viso. Porta la barba, molto ben curata, e sopracciglie folte, assolutamente calvo. Un viso scavato dagli anni, ma non “vecchio”. Ma la cosa che fa paura sono quegli occhi che possiede.
Sebastian si trova ancora nell’ingresso del salone. Forse lo separeranno cinquanta metri o più dall’uomo che lui ha chiamato Barone. Ma quegli occhi. Quegli occhi li poteva vedere benissimo. Così brillanti nel buio, così inquietanti. Sembra quasi che riescano a leggere i suoi pensieri.
Sta per rispondere al Barone, ma la sua vista lo inquieta sempre.
-Vero, Sebastian, che hai provveduto?-
Il nostro uomo allora risponde. –Ho chiamato di persona Murdock, signore.-
-Cosa pensi che farà, Murdock, caro Sebastian?-
-L’ho informato della presenza del bozzolo, manderà una squadra di fiducia a recuperarlo.-
-Sai che non mi fido degli americani, Sebastian.- La voce del Barone si fa un po’ più severa.
-Mi dispiace, signore. Mi dica cosa fare.-
-Sapevo, che lui sarebbe arrivato prima, è un suo vizio, ha sempre voglia di fare la prima donna.- Un sorriso scappa da quel viso severo. –Manda una nostra squadra.-
-Signore, arriveranno domani sera.-
-Non ha importanza, caro Sebastian.- Il Barone fa capire di aver pensato già a tutto. –Abbiamo addestrato i nostri agenti a questo momento, sapranno cosa fare, adesso dobbiamo disporli come se fossero le nostre pedine. Anche l’FBI sà.-
-Ma Signore, non aveva provveduto lei a sistemare i federali?- Sebastian lascia trasparire sorpresa dalle sue parole.
-Non hai fiducia in me? Sebastian? Purtroppo l’FBI non è una famiglia felice, e come in molte famiglie, alcuni membri fanno di testa loro. Il nostro amico Gordon, non può controllarli tutti per noi, ma può facilitarci il lavoro. Chiamalo.-
-Adesso, Signore?- Risponde ancora sorpreso Sebastian.
-Sì, Sebastian, chiamalo adesso.- Al Barone non piace ripetersi.
Sebastian compie parecchi passi, l’eco è quasi assordante, poi giunge all’apice del grande tavolo, preme un tasto invisibile a chi non lo conosce.
Una colonnina si solleva dal pavimento. Su di essa altri pulsanti. Sembra una console di controllo. Quindi un grande schermo si solleva dal centro del tavolo delle riunioni. Un viso molto conosciuto compare.
-Buongiorno, caro Presidente Gordon.- Il Barone saluta per primo.
-Ba..barone.- Il presidente è evidente che non si aspettava quella chiamata. L’uomo più potente del piante che balbetta alla vista di un uomo nell’ombra.
Sapeva che prima o poi quell’oggetto poggiato sulla sua scrivania presidenziale si sarebbe acceso, ma non sapeva quando.
-L’ho disturbata, caro presidente?-
-No, nessun disturbo, Barone.- Gordon riprende il suo portamento da presidente.
-Non ci sentiamo da quanto, sei anni… ah giusto, adesso ricordo, per la sua corsa alla presidenza…-
-Si, giusto, a cosa debbo la sua chiamata?- Gordon sapeva che fare patti con il diavolo comporta sempre un grave debito.
-Suvvia, presidente Gordon, non voglio parlare subito d’affari, c’è tempo per quelli. Come sta sua moglie e i suoi figli?- Il Barone quando fa domande dà i brividi, conosce già le risposte, anche le più stupide. –Sta bene, vero? Ho saputo che sua moglie Stacy ha subito un’operazione al seno la settimana scorsa…-
“Come fa a sapere?” Pensa Gordon, è una faccenda non divulgata..
-…e Justin e Gwen?- Il Barone viene bruscamente interrotto.
-Per favore, Barone, stanno tutti bene. Mi dica cosa vuole.-
Gordon si è tradito, ha paura.
-Non mi piace che mi si interrompa, Gordon, ma farò finta che non sia successo, del resto lei, stupido americano, non mi conosce bene.- Il Barone si è offeso.
-Allora, visto la sua scortesia, parliamo d’affari. Sebastian, pensaci tu.-
Sebastian si mette di fronte allo schermo, e fa vedere la sua presenza a Gordon, era stato testimone che un uomo aveva dato dello stupido al presidente degli Stati Uniti.
-Il Barone le chiede un favore, Presidente Gordon.-
-Io non parlo con gli scagnozzi, se il Barone ha qualcosa da chiedere, che lo chieda lui.- Gordon era cosciente di essere stato trattano come un uomo qualunque, ma lui era il Presidente e la sua parola valeva molto.
-Le consiglio di collaborare, signor Presidente, lei ha offeso il Barone, per oggi non le rivolgerà più la parola. Lei è in debito con il Barone.-
Gordon ha ben capito che la sua parola con il Barone non valeva niente. –Di cosa avete bisogno?-
-Sappiamo che il suo esercito è di supporto all’FBI a Spring Valley in questo momento. Vogliamo che lo faccia smobilitare immediatamente.-
-Ma state scherzando?- Gordon alza la voce. –E’ atterrato qualcosa che scotta ieri notte a Spring Valley. Mi ha informato di persona l’agente Kinsley, è una possibile minaccia.-
Il Barone, improvvisamente fa risentire la sua voce. –Signor Gordon, Hillary Kinsley, è la minaccia! Non mi piace chidere due volte la stessa cosa. Smobiliti il suo esercito. Subito.-
-Non posso farlo. Mi dispice.-
-Bene. Ho capito.- Il Barone non sembra alterato. –Alexander è ancora la sua guardia del corpo personale?-
-Cosa centra questo, Barone?- Il Presidente è sorpreso dalla domanda.
-Lo chiami subito.- Il Barone ordina.
-Ma sta scherazando?-
-Lo faccia!- L’ordine del Barone fece venire i brividi a Gordon che chiamò subito Alexander Grant, sua guardia del corpo personale.
-Alex, vieni subito qui.- Il Presidente lo chiama attraverso l’interfono.
Alex non si fa attendere. –Mi dica signore.-
Il Barone sentito Alexander nella stanza del presidente, prende nuovamente la parola. –Alexander, le tue lacrime di sangue macchiano il pavimento del presidente.-
Gordon ascolta le parole del Barone e vede Alex irrigidirsi e il suo sguardo annullarsi.
-Cosa devo fare, mio signore.- Alexander risponde al Barone come un bambolotto addestrato.
-Caro, Alexader, poni fine alla tua inutile esistenza, ma per favore, non fare troppo rumore.- Il Barone diede il suo ordine come fosse una normale richiesta.
-Cosa?- Gordon si alza dalla sua scrivania e batte le mani su di essa non credendo alle sue orecchie, ma non ha neppure il tempo di dire altro. Vede Alex prendere la sua pistola e avvitare velocemente il silenziatore alla sua automatica. Gordon non ha il tempo di fare il giro attorno alla scrivania che Alex si porta la pistola alla tempia e si toglie la vita senza esitare.
-Oh mio Dio! Alex!- Gordon è annichilito e sconcertato, da lì a poco altri agenti sentendolo gridare sarebbero entrati nello studio ovale e avrebbero visto il corpo di Alex. A quel punto Il Barone riprese la parola.
-Faccia come le dico, Presidente Gordon, smobiliti subito il suo esercito.-
Adesso la richiesta del Barone sarebbe stata esaudita.
-Ho tante altre persone lì vicino a lei che farebbero qualsiasi cosa per me, lei ci tiene alla vita della sua famiglia. Faccia come le dico.- Le minacce del Barone adesso facevano veramente paura.
-Che io sia maledetto. Farò come vuole. Darò l’ordine. Entro domani l’esercito lascerà Spring Valley.-
Gordon, guardando il corpo della sua guardia, non poteva darsi pace. La morte di Alex era colpa sua. Eppure sapeva che non si scherza col diavolo. Ma ha sfidato la sua parola lo stesso. E’ un errore che non commetterà mai più.
-Bravo, Gordon. Quando le chiedo qualcosa, non si faccia più pregare. Qualcuno potrebbe farsi male.-
La comunicazione con lo studio ovale fu subito interrotta. Il Barone aveva avuto ciò che chiedeva.
Adesso dà un ultimo ordine al suo fedele Sebastian.
-Non mi fido degli uomini di Murdock, caro Sebastian, chiamalo e digli di cercare una talpa dentro al suo laboratorio. E’ stata la talpa ad avvisare l’FBI. Kinsley sta architettando qualcosa.-
-Lo faccio subito, signore.- Risponde Sebastian.
-Manda la squadra numero 11, e fai andare con loro il prescelto. E allerta le altre squadre, che si preparino, il momento di entrare in azione si avvicina. Gli altri arriveranno stanotte. Hai già le coordinate. Ho fiducia in te.-
-Si, mio signore.-
-Bravo Sebastian, bravo, tutto andrà come previsto. Tutto andrà come previsto.-
Il Barone rassicura il suo lacchè. Sebastian annuisce, anche se è al corrente di solo una parte del progetto del Barone. Ma una cosa è sicura.
E’ qualcosa di grande.
24/10/2005 - rinox
© 2001-2006 - HUGES.IT Edito da Giacalone Ugo