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Sezione dedicata a Magico Vento un Sioux dalla pelle bianca

Magico Vento

Sezione dedicata a Magico Vento un Sioux dalla pelle bianca

Magico Vento

Il ladro di bisonti; n° 33, 3/2000

N° 33, 3/2000, di G. Manfredi e G. Parlov

Il ladro di bisonti

Magico Vento tra i Classici di Repubblica

31/12/2005 - bila83

Il ladro di bisonti ; n°33, 3/2000, di G. Manfredi e G. Parlov .

Unanimemente considerata la pi bella avventura “100% indiana” di Magico Vento. Una caccia al bisonte che coinvolge tutta la tribù di Coda di Toro. Un viaggio nello stile di vita della tribù, un insegnamento umano su come si vive insieme e si cerca l’unità. Non a caso viene alla chiusura del ciclo di Hogan: perché mostra l’orizzonte nuovo, più consapevole, del protagonista. Che è la sua tribù, il suo popolo. E se n’era già parlato nella storia prima, no? Ed è questa una storia senza ricettine da due soldi. E’ estremamente complessa e sfumata. Davvero il Magico Vento di Manfredi riesce a raccontarci la vita.

Magico Vento prega per avere una visione che gli indichi la strada del bisonte, su cui condurre a caccia il suo popolo. Gli appare la Donna Luna che spiega che passeranno tre fasi lunari, e troveranno i bisonti presso le rive di un fiume. Il problema è che si rischia di sconfinare nel Nebraska infrangendo i trattati, scontrarsi coi Pawnee (altro elemento che torna dalla storia precedente) e scatenare una guerra indiana. Dunque Poe parte per parlare coi militari e convincerli ad aiutare i Sioux: spingendo una mandria verso di loro. Mentre Magico Vento resta con la tribù, a vigilare sul nemico più pericoloso: il Ladro di Bisonti, anche questo preannunciato dalla visione. E’ un demone dispettoso che nasconde i bisonti agli uomini.

Il fatto è che caccia al bisonte è vita. Gli indiani non potranno mai scambiarlo per un paio di vacche. Perché un rito a cui partecipa tutta la tribù. E si vede bene: la caccia diventa microcosmo di vita insieme.

La storia ruota attorno a quattro akicita, i poliziotti indiani. Vengono nominati per l’occasione dai capi, per coordinare la caccia. E sono Lungo Fischio, Lupo-che-corre, Roccia nell’acqua e Cavallo Blu. Vengono incaricati dal consiglio dei capi, a loro devono obbedire ma hanno poteri su tutti. Si narra che persino Nuvola Rossa (il personaggio storico, non di carta) un giorno sia stato punito dagli akicita. In questa storia è Magico Vento a pigliarsi una frustata. Non reagisce. Perché è parte di un tutto che rispetta troppo.

Ognuno degli akicita ha un difetto. Un grosso difetto. Lungo Fischio è invidioso degli altri, cerca ammirazione e considerazione. Lupo-che-corre pecca di personalismi: fa l’akicita e vorrebbe avvantaggiare il nonno, Radice Profonda, e gli amici. Roccia nell’acqua è innamorato di Sole di Notte, la moglie di Falco Alto, il suo migliore amico. Cavallo Blu ha chiesto al fratello minore Corvo Grigio di cedergli l’incarico. E ci sta istantaneamente sulle scatole: troppo avido di potere. E’ lui a frustare Magico Vento. Eppure, è anche il più saggio di tutti gli akicita. Sapete perché punisce Ned? “La vita di uno sciamano è troppo preziosa per rischiarla! Soprattutto quando si segue la pista del bisonte!”.

Si parte. Primo problema: il tornado. La prima difficoltà. Il rischio? Che ognuno pensi per sé. Infatti Roccia nell’acqua pensa a Sole di Notte, Lupo-che-corre prende in consegna il gruppo in cui cè il nonno. Mentre Cavallo Blu nomina aiutante il macilento Ramo Spezzato: “Alzati in piedi! Nessuno deve dichiararsi vinto prima di combattere!”. Magico Vento va in fondo dagli anziani, che sono stati trascurati. Il tornado passa, senza vittime, ma con un grosso rischio. E purtroppo non si trova più Falco Alto.

Lo trovano il giorno dopo Magico Vento e Cavallo Blu. Nel suo disperdersi ha pure avvistato una banda di Pawnee: il secondo pericolo della spedizione di caccia. Ma Corvo Grigio, incurante degli avvertimenti, lascia la colonna in marcia per dare la caccia a un gruppetto di corni neri. Lui e altri finiscono nelle mani dei Pawnee. Cavallo Blu non arriva in tempo per salvarli, Magico Vento non arriva in tempo per salvare gli ultimi Pawnee dalla furia di Cavallo Blu. “Cavallo Blu va rimosso dal suo incarico e severamente punito!”, vuole Lungo Fischio. Magico Vento sente che qualcosa non va e getta la spugna: “Avrei dovuto parlarvi subito del nostro nemico pi insidioso, invisibile ma sempre presente qui in mezzo a noi… Questo nemico è il ladro di bisonti!”. A quel punto interviene il vecchio Radice Profonda: “E’ uno spirito malvagio che approfitta di ogni nostro difetto, anche del più piccolo”. E alla fine: “Povero Cavallo Blu… Quell’uomo amava solo il potere, ma ora che suo fratello è morto, ogni cosa sembra aver perso valore per lui… Altro che punirlo! Voi akicita dovreste confortarlo!”.

La marcia procede nel timore dei Pawnee. Ma non succede nulla. Poi una notte Radice Profonda cavalca come sonnambulo. Ha una visione, capisce Magico Vento. E una radice trascina il vecchio nel sottosuolo. Al cospetto del Ladro di Bisonti. Che rievoca il passato insieme a lui: quando il suo ruolo era diverso, più che altro un divertimento. Il vero problema è che i bisonti sono sempre meno. E poi: “Ora io ti chiedo: chi sono io veramente? E rifletti bene prima di rispondere, perché da ciò dipende la tua vita!”.

Magico Vento all’alba trova il corpo di Radice Profonda. E in un turbine di vento gli appare pure il Ladro di Bisonti. Stessa domanda. “Tu sei… me! Infinitamente più vecchio!”. “Hai visto bene, Magico Vento! Sono il tuo futuro! E sono anche quello di Radice Profonda, e di tutti! Un futuro minaccioso che voi temete di vedere e di riconoscere… Un futuro senza bisonti!”. Per questo Magico Vento, alla fine, si troverà a dire: “I tempi stanno cambiando rapidamente… Verrà un giorno in cui non raduneremo pi i bisonti per cacciarli, ma per proteggerli. Allora saremo noi i ladri di bisonti… li nasconderemo per salvarli dallo sterminio… e perché possano un giorno tornare a ripopolare la prateria!”.

Subito dopo la sparizione del Ladro, arrivano i bisonti per davvero. Una mandria spinta verso i Sioux da Poe, lo scout Wyoming Bill e alcuni meticci Sioux. Anche la guerra è evitata. Solo Magico Vento non va a caccia, per ringraziare il Grande Spirito.

E’ anche forse l’ultima storia della saga su un vero mito indiano. E troviamo tante differenze rispetto a episodi come “Whopi” (n°5) e “Il demone degli inganni” (n°13). Come ha detto Manfredi, le divinità iniziano un po’ a nascondersi. Per questo è una storia importante per il futuro di Magico Vento. Lì per lì non lo si nota, ma ci sono i segni degli sviluppi futuri. Fino a quelli ultimi: quando Ned dice “Guarda, se fossimo sempre così uniti anche in battaglia”, contempla l’unità del popolo Sioux. E si intravede la guerra delle Black Hills che la saga ha appena raccontato, 70 numeri dopo.

Chiudiamo con una nota particolare su Parlov. Il fumetto western italiano ha festeggiato a ottobre 2005 i suoi 70 anni. Bene: prima di Parlov nessuno aveva disegnato gli indiani così, ognuno con una sua fisionomia, netta, precisa. Pensiamo al Roccia nell’acqua cicciottello, al Cavallo Blu mascellone… Come se leggendo Magico Vento anche la nostra vista si affinasse e guardassimo più attentamente personaggi che pure abbiamo visto sfilare anche nel mondo del “Kit Carson” di Rino Albertarelli, del “Tex” di Bonelli, di “Zagor” di Nolitta, della “Storia del West” di D’Antonio e nelle storie della EsseGesse: “Comandante Mark”, “Grande Blek” e “Capitan Miki”. Indiani tutti uguali dal primo all’ultimo. Sagome di cartone (quasi sempre). Ruoli stereotipati, da cattivi (quasi sempre). Anche se già in Tex nel 1948 troviamo un fumetto dalla parte degli indiani, ancora prima del cinema! Ma niente è mai stato come Magico Vento. Così indiano. E come si vede in questa storia, non ci sono fantocci e banderuole, ma persone, individui, storie. C complessità. Dalla parte degli indiani non vuol dire essere ingenuo, idealistico. Magico Vento prende una posizione matura e affascinante. E insegna flessibilità mentale nel giudicare gli uomini. Quando il colore della pelle davvero – non conta più.

31/12/2005 - bila83


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