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Sezione dedicata a Magico Vento un Sioux dalla pelle bianca

Magico Vento

Sezione dedicata a Magico Vento un Sioux dalla pelle bianca

Magico Vento

N°99 - Morto il 25 giugno

N°99 - Agosto 2005

Morto il 25 giugno

Magico Vento e Custer sono arrivati allo scontro finale

26/09/2005 - bila83

"Si sono combattuti e hanno imparato a rispettarsi; si sono aiutati, senza smettere di essere nemici... Ora Magico Vento e Custer sono giunti allo scontro finale: l'appuntamento è al Little Big Horn".

Testi: Gianfranco Manfredi
Disegni: Bruno Ramella & Frederic Volante

La fine di Custer. E la fine di un’era. L’evento leggendario: la battaglia di Little Big Horn, carica dei suoi mille significati, che in “Magico Vento” diventano pesanti interrogativi per il popolo rosso.

La serie è una svolta. Magico Vento, l’uomo, lo sciamano, ha vissuto una parabola personale che lo ha portato a comprendere sempre di più se stesso e poi ad abbracciare in pieno la sua vita da Sioux Lakota. Magico Vento è un Sioux e spende la propria vita nel suo popolo e per il suo popolo. Lo abbiamo visto da quando l’avversario primo è diventato Custer, o almeno tutti coloro che usano Custer come una pistola carica puntata verso gli indiani. Magico Vento ha combattuto con Cavallo Pazzo e Toro Seduto, contro Custer. E’ stato suo prigioniero, lo ha sfidato a duello, gli ha risparmiato la vita per non farne un martire. Ha guadagnato il suo rispetto: “Spero di non incontrare Magico Vento. Perché mi dispiacerebbe ucciderlo. E proprio perché rispetto la sua scelta, dovrò considerarlo un nemico giurato”, dice Capelli Lunghi a Poe nel n°98. Adesso che Custer va incontro alla sua fine, Magico Vento vive l’inquietudine del momento del suo popolo: la storia sembra comunque stritolarli. Come diavolo ne usciremo? Come ne uscirà lo sciamano che sempre ha trovato qualche tipo di risposta alle sue inquitudini personali, fosse anche in nome di una frase che è quasi diventata il manifesto della serie: “Comprendere, per i Sioux non significa capire, ma accettare il mistero”? Non lo sappiamo.

La prima parte dell’albo è dedicata al Rosebud rimasto in sospeso dal mese prima. Toro Seduto svenne sulla ritirata di Washakie e dei suoi Shoshoni, ricordate? Toro Seduto si risveglia nella capanna di Grande Silenzio. Si tratta di un uomo sacro, col potere della visione, ma muto, cosicché dipinge su pelli i sogni mandatigli dal Grande Spirito. Grande Silenzio ha dipinto la visione di Toro Seduto: “Le visioni non appartengono a nessuno. Passano come nuvole in cielo”, spiega Sette Frecce, la figlia di Grande Silenzio, che troviamo impegnata in amoreggiamenti con Magico Vento a pagina 7 di questa storia… Magico Vento ha condotto lì Toro Seduto, per farlo riprendere, sulle Black Hills lontano dagli scontri della guerra. Magico Vento incontrò Grande Silenzio in una delle sue avventure più drammatiche, “Il pozzo degli Antichi”, n°66. Com’è finito il Rosebud? Washakie ha abbandonato la battaglia e per l’esercito si metteva male. Magico Vento ha raggiunto Crook e gli ha offerto una tregua. “E sappiate che se vi ho risparmiato è perché vi ritengo capace di una qualche decisione giusta, ogni tanto. Fate a modo che non debba pentirmene”. E così, i bianchi si sono ritirati. Ma non è – nota giustamente Toro Seduto – la grande vittoria della sua visione. E nel frattempo Spirito della Notte, in compagnia di Zampa di Corvo, annuncia che Custer sta marciando verso le terre Sioux. Sette Frecce dà a Toro Seduto una pozione che lo addormenta, e nel frattempo Magico Vento marcia verso il villaggio di Cavallo Pazzo con Zampa di Corvo. Il problema è che tra i due non c’è feeling: Magico Vento sostiene che Capelli Gialli non deve morire, deve vivere per pagare le sue colpe. E alla prima occasione utile, gli dà una botta in testa, ritendendolo un traditore. E lo abbandona lì.

Intanto Poe viene a sapere le drammatiche conseguenze del Rosebud, quelle storiche: Crook nega di aver perso, in quanto si è ritirato (in realtà Cavallo Pazzo e Magico Vento non hanno infierito), e soprattutto Custer non sa nulla. E sta avanzando. “Questa faccenda manda un fetore insopportabile. Di sicuro lo hanno lasciato solo. Che vinca o che perda, che sopravviva o che muoia, tutto il peso di questa insensata campagna militare è stato scaricato sulle sue spalle!”, sentenzia Poe. Intanto Custer pianifica di avvicinarsi di notte al villaggio. Il suo scout, Coltello Insanguinato, lo ha avvistato, ma senza potere contare quanti uomini ci siano. Custer fraziona in tre il reggimento. I suoi errori tattici. Manda Coltello Insanguinato col maggiore Reno, poi prepara un compito anche per il maggiore Benteen. Vuole mandarci anche Tom, che rifiuta: “Tu stai cercando di proteggere le persone a cui sei più affezionato… Hai cominciato con Poe, impedendogli di venire con noi, poi Coltello Insanguinato, ora me. Ma io vado dove vai tu, George!”. E così sia. Un abbraccio tra due fratelli nella missione più pericolosa.

E’ tutto pronto. Custer cavalca con Kellog, il giornalista al seguito della spedizione. Domanda: perché Custer è di nuovo sulla breccia, in procinto di attaccare un villaggio indiano, dopo lo scandalo del Washita? Custer attaccò un villaggio sterminando donne e bambini: è un episodio storico, che su Magico Vento è stato più volte citato anche se non mostrato. Custer sa che è una specie di complotto: “Non mi preoccupo di chi mi sta alle spalle.. non in questo momento per lo meno.. Ora, il nemico è di fronte!”. Come aveva detto a Poe congedandosi: “Il dovere mi chiama. E anche il piacere, per essere sincero fino in fondo”. Custer era un militare. Assetato di gloria, ma tutto sommato rimaneva un militare, e nulla di peggio.

Intanto Magico Vento ha avuto un’apparizione di Cavallo Zoppo, lo sciamano che lo salvò dall’esplosione del treno, che lo curò, che lo fece rinascere sciamano. E che lo ha sempre sostenuto, di persona o in spirito. Cavallo Zoppo dice che ormai solo Capelli Gialli può cambiare il destino. Ma lui lo vuole fare? Non ha forse sempre vissuto cercando la morte in gloria? Dunque, non resta che attendere. E’ una botta dura questo dialogo.

Custer sta per attaccare. Cavallo Pazzo e gli altri capi stanno pregando. “Pregare? Non c’è tempo!”, gli dice Zampa di Corvo. “Chi non tempo per pregare non ha abbastanza forza per vincere. La vera forza è un dono del Grande Spirito, non dimenticarlo”. E’ così che si va in battaglia, tra i Sioux.

L’attacco di Reno sul fiume va subito a marengo. L’opposizione di Cavallo Blu e Lungo Sacerdote è insuperabile. Lungo Sacerdote uccide Coltello Insanguinato, e Reno (che nella ricostruzione manfrediana passa per pavido) è costretto ad assestarsi a difesa su una collina, eliminandosi dal gioco, tanto che Reno e altri riusciranno effettivamente a portare a casa la pelle. Intanto Custer sta scendendo nel villaggio. Magico Vento vi arriva che la battaglia si è già spostata sull’ultima collina del generale. Trova Tom Custer ucciso e scalpato da Pioggia-in-faccia, un Sioux che Custer aveva fatto prigioniero tempo prima, senza sapere che era stato lo stesso Custer a farlo liberare (nn°77-78). Magico Vento avvisa Cavallo Pazzo che Custer va preso vivo: “Tu mi chiedi l’impossibile. Ma noi due abbiamo sempre cavalcato insieme e lo faremo anche questa volta!”. Poche bellissime e intense vignette dopo, Capelli Gialli si guarda intorno. Sono tutti morti. E’ solo. Si inginocchia, sconfitto.

“Restò come un covone di grano con tutte le spighe intorno a lui”. Così disse Toro Seduto, che pure non si trovava fisicamente lì. Cioè: fu l’unico a rimanere vivo, l’ultimo a morire. Questa, la più strana, curiosa, delle versioni della battaglia, è quella sposata da “Magico Vento”.

“La battaglia è finita, generale. Arrenditi!”. “Voi… non riuscirete mai a sbarazzarvi di me!”. E con una folle risata, Custer si porta le pistole al petto e alla tempia. E si spara.

Risata beffarda e suicidio. Nessun indiano toccò Custer. I corpi dei suicidi erano inviolabili. Questa la versione di Toro Seduto. Custer, assolto politicamente. Tutto collassa sul Custer uomo, dal momento che il Custer militare traeva linfa vitale dalle passioni del Custer uomo. Dal suo smisurato desiderio di gloria e di immortalità, dalla sua vena di pazzia.

Credete che sia finita qui? Macché! Custer ha ancora molto da dire anche da morto. Perché Hanno-paura-di-lei, una donna Sioux, racconta cosa successe poche ore prima, quando Custer fece irruzione nel villaggio e si trovò di fronte le donne, ormai spacciate ma pronte a combattere. Custer le guardò. E certo in loro vedeva quelle del Washita. E decise che non si sarebbe più macchiato di alcun eccidio. E poi i dintorni del Little Big Horn raccontano che alcuni degli uomini di Custer furono così stupidi da mettersi in una posizione in cui gli indiani li massacrarono facilmente. E poi c’è Curly, uno scout di Custer. A Magico Vento racconta che Custer è arrivato già agonizzante sulla collina. Invece lui e altri scout sulla collina non ci sono mai stati: scapparono prima. Magico Vento gli sputa in faccia. “Molte altre menzogne verranno dette su questa battaglia. Ma credo che non ne sentirò mai nessuna più spregevole della tua, Curly!”. E ancora: “In fondo hai ragione… In guerra contano solo i risultati. Se Custer ha scelto di morire e tu di sopravvivere, chi può condannarti?”. Già. Custer ha scelto di morire. E purtroppo la guerra tende a dimenticare molte cose.

E non è ancora finita. Poe consegna a Libbie, l’amata moglie del generale, la lettera d’addio. In realtà le scrive solo che Terry gli diede carta bianca. “Dev’essere stata una soddisfazione enorme per George udire queste parole”. Poi, nella busta c’era anche il nastro giallo. “Quando un ufficiale di cavalleria lo manda alla sua donna è per dirle: ti amo”. Ecco anche il Custer innamoratissimo della moglie. C’è proprio tutto. Un ritratto appassionante, in cui spulciare un giudizio che, comunque, non è così netto.

Poi c’è anche un sogno di Magico Vento, in cui Custer lo sfida con la sciabola, come successe nel n°46. Questa volta – nel sogno – vince Custer, che ferisce Magico Vento e dice: “L’erba delle grandi pianure è bagnata di sangue… E presto ne scorrerà altro, a fiumi… Ed ecco cosa resterà alla fine”. Ossa, fuoco e fiamme. “Le ossa dei vostri guerrieri giaceranno con quelle degli ultimi bisonti! Vattene di qui, Magico Vento, se non vuoi che anche le tue ossa biancheggino al sole!”. Ecco già uno squarcio di futuro. Quale futuro per il popolo Sioux? Ecco l’angosciante interrogativo di Magico Vento, lo stesso con cui abbiamo aperto la recensione, lo stesso che Magico Vento confessa subito a Toro Seduto.

Siamo davvero alla fine di un ciclo. Un altro si era chiuso nel n°32, alla fine della lotta serratissima tra Ned e Hogan. Il n°33 si intitola “Il ladro di bisonti”. Lì vediamo Cavallo Blu e altri uomini rossi che troviamo anche al Little Big Horn. Lì abbiamo un demone che sfida i Sioux e che predice un futuro senza bisonti. Abbiamo una caccia unitaria di tutta la tribù. Magico Vento parte di essa. Un grande villaggio di uomini rossi. In quell’albo, Magico Vento dice a Poe: “Guarda. Se fossimo sempre così uniti, anche in battaglia…”. E’ come se Manfredi, a distanza di 67 numeri abbia voluto rispondere. Sì, il futuro degli uomini rossi sarà senza bisonti, lo dice anche Custer. Sì, gli uomini rossi saranno uniti, ma non sarà una gran vittoria da festeggiare. E Magico Vento sta cambiando perché sta assumendo la pelle di un eroe perdente. A meno che le vie dello spirito non gli indichino piano piano una strada per sé e per il suo popolo. Come per sconfiggere Howard Hogan e tutto ciò che rappresentava.

26/09/2005 - bila83


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